domenica 30 settembre 2012

Tony Micelotta ci racconta “Il Cocktail Martini"

“Il Cocktail Martini”
“Nostra intervista con il Duca del martini”

Foto di Alessandro Pilastrini
Il “mio” Martini- ci ha raccontato Tony Micelotta  Barman del  Blue Bar dell’Hotel Excelsior di Venezia - l’ho ereditato da un collega: Gilberto Preti che era bar manager al Dukes Hotel di Londra, in St. James, dove nel 2002 venni invitato a tornare per continuare l’arte di Gilberto. Lo proponeva, direttamente versato, tenendo le coppette martini in freezer a meno 18 gradi, come le bottiglie di gin e di vodka. Scomparso lui, io ho continuato a servirlo al Dukes e l’ho ereditato. Ma questa elaborazione del Cocktail Martini, a sua volta Gilberto Preti (originario del lago d’Orta), l’aveva vista a Gstaad in Svizzera, negli anni ’50.
A quell’epoca dall’Hotel Gstaad Palace, ogni giorno, il personale si spostava sulle piste per un offrire un piccolo catering ai propri clienti, perciò costruivano un vero “icebar”, un bar di ghiaccio, nel quale “stivavano” bottiglie e bicchieri che ovviamente prendevano la temperatura perfetta per questo tipo di ricetta. In seguito ho aggiunto a questo Cocktail Martini un dettaglio personale, cambiando l’ampollina che veniva usata per il vermouth, con un atomizzatore. E’ lo stesso strumento che una volta veniva usato dai barbieri per spruzzare il dopobarba, a completamento della rasatura con il rasoio a mano libera. 
Foto di Alessandro Pilastrini
L’atomizzatore è perfetto per spruzzare quel “velo” di Dry Martini alle pareti interne della coppetta, dopodiché, verso il distillato, o gin, o vodka, secondo le preferenze, quindi, completo il drink con appena una strizzatina di uno “zest” di limone, ovviamente biologico. Questo è un dettaglio importante perché se il limone è “trattato” con la cera (come la maggior parte dei limoni per renderli belli lucidi e perfetti più a lungo), con il movimento che facciamo di “squeeze and twist” della buccia, oltre alle goccioline di aroma, anche la cera finisce sulla superficie del drink e si sente sia a livello olfattivo, che di gusto. Il Cocktail Martini è semplice, ma come diceva Winston Churchill: “simple is the best, but to make the best, is not always simple.”
Foto di Alessandro Pilastrini
- Si può parlare di una ricetta “originale” del Cocktail Martini?
E’ sempre difficile parlare di “ricetta originale”. Il Cocktail Martini è stato ideato intorno al 1884-‘85 ed il nome in origine era Martinez, dal nome della cittadina, vicino a San Francisco, dove, si dice, venne ideato e servito il primo. Veniva proposto con Gin ed una goccia di Orange Bitters, una sorta di Angostura estratta dalla scorza delle arance delle isole caraibiche.
L’evoluzione successiva di questo cocktail conosce l’influenza dei primi vermouth francesi che arrivarono in America, e poi intorno agli anni ’20-‘21 accadde una cosa curiosa. Cominciava a diffondersi nel mondo il vermouth italiano e un certo signor Queirolo, ligure, emigrato in America, (dove aveva assunto il cognome della madre, Martini per l’appunto), che lavorava al Knickerbocker Club di New York, decise di sostituire il vermouth francese che mi sembra fosse il Dolin, con quello italiano e, con l’occasione, dette il proprio nome  al cocktail.
Foto di Alessandro Pilastrini
La ricetta del Cocktail Martini, con il tempo, è cambiata anche nelle proporzioni, non è sempre stato un drink così secco. All’inizio era metà gin e metà vermouth, poi 2/3 e 1/3 poi il gusto della gente è cambiato, adesso si beve sempre più secco e già da qualche decennio il martini è solo gin, o vodka, soprattutto nei paesi anglosassoni. In Italia il Cocktail Martini è arrivato negli anni ’50, e Venezia e Roma sono state le due città dove è diventato subito famoso. L’Harry’s Bar di Venezia ne è stato un vero divulgatore, loro lo fanno ancora nel “gallone” (non nel mixing glass), perché era talmente richiesto, che lo esaurivano immediatamente.
A Roma, in Via Veneto in quegli anni, c’era un’antica latteria adesso “Caffè de Paris”, dove Victor Tombolini, questo storico barman, aveva ricreato il primo “corner” american bar italiano. Via Veneto all’epoca era un ritrovo di personaggi internazionali. C’era Charlie Castellotti (barman famoso a Parigi), che, si racconta, quando arrivò all’hotel Ambasciatori negli anni ‘40, su una Packard bianca, elegantissimo, con i suoi due levrieri, tutta la squadra di portineria uscì di corsa, per accogliere questo “cliente” importante e prendergli le valigie, al che lui disse: “Non vi preoccupate per me, sono solo il nuovo lava bicchieri.” Perché era il nuovo barman dell’Ambasciatori.
Io ci ho lavorato nell’84 e ancora circolavano le storie degli anni turbolenti della “dolce vita” quando i locali di Via Veneto avevano barman famosi, come Valentino Clementi al night club dell’Excelsior e poi all’Harry’s Bar e così via. L’Hotel Eden ha sempre avuto ottimi professionisti e una terrazza elegante, ma Roma, con Venezia e Firenze sono ancora oggi all’altezza della tradizione.

domenica 23 settembre 2012

Incontriamoci al Bar del Museo - FIRENZE


Il CAFFE' GIACOSA in Palazzo Strozzi 

Un aperitivo al Museo è una cosa sfiziosa e simpatica, si ha l’impressione di essere degli ospiti “speciali”. Tuttavia adesso che gli orari dei musei si sono allungati sino ad abbracciare quasi tutto l’arco della giornata, è bello poter programmare la visita ad una mostra sapendo che possiamo incontrare gli amici, o fare uno spuntino, o prendere un aperitivo prima dei saluti, al bar del Museo. 
Le situazioni possono essere molteplici, così lo storico marchio Giacosa si è “fatto in due” e c’è un Caffè Giacosa a Palazzo Strozzi che con le sue luci e i suoi tavolini illumina il bel cortile. 
Quì ci si può dare appuntamento prima di visitare una delle esposizioni in programma, o “dopo mostra” per un break e quattro chiacchiere sorseggiando un long drink, oppure un cocktail Negroni, uno dei più tradizionali cocktail italiani creato proprio a Firenze, oppure uno Spritz, o una tazza fumante della sua famosa cioccolata. 
Fondazione Palazzo Strozzi – Piazza Strozzi

Anni Trenta. Arti in Italia oltre il Fascismo
22 settembre 2012- 27 gennaio 2013
 
Una mostra che vuole trasmettere l’atmosfera di un’epoca, quella dell’Italia degli anni ’30, dove in pieno fascismo, la ribalta artistica era come in altri paesi europei, di grande vivacità. 
Un periodo artisticamente complesso e vitale  dove si confrontavano classicismo e futurismo, espressionismo ed astrattismo, arte monumentale e pittura da salotto, emergeva il design, iniziava la comunicazione di massa con i primi manifesti, la radio, il cinema e i primi rotocalchi assumono una importanza nuova nel trasmettere idee e  una diversa immagine della realtà.
La mostra rappresenta quel decennio attraverso le opere di oltre quaranta dei più importanti artisti dell’epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Ivanhoe Gambini, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. In mostra 96 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design, ma sono state allestite anche una Sala Radio, una Sala Lettura, una Sala del Design dedicata anche al design industriale e una serie di spazi, riservati alla creatività artistica con tecniche interattive, in modo da coinvolgere e stimolare il visitatore.

Orario: tutti i giorni 9-20
Il giovedì: 9-23
Prenotazioni
Sigma CSC
Tel. +39 055 2469600
Fax. +39 055 244145
prenotazioni@cscsigma.it

Incontriamoci al Bar - FIRENZE

Il CAFFE' GIACOSA in via della Spada
 
Il Caffè Giacosa, è un nome antico a Firenze, e oltre che nel cortile di Palazzo Strozzi, lo si può trovare poco lontano, quasi sull’angolo di Via Tornabuoni, la strada dei negozi eleganti, non più negli storici locali, ma proprio accanto, in via della Spada 10 rosso. Rilevato una decina di anni fa dallo stilista Roberto Cavalli, il Caffè Giacosa è approdato felicemente nel ventunesimo secolo tornando ad essere un vivace salotto cittadino, ma anche una “bomboniera” piena di goloserie, nel bel mezzo della zona dello shopping.   
Giacosa, nacque come famoso Caffè, fabbrica di cioccolato, confetteria e pasticceria nel 1815, e alla fine degli anni ‘20 raccolse l’eredità di un altro luogo di ritrovo molto amato dai fiorentini,  il Caffè Casoni, situato in Via Tornabuoni, luogo d’incontro della buona società dell’epoca, dove è nato il cocktail Negroni. 
A questo proposito si racconta che nel 1919 il barman Fosco Scarselli avesse elaborato per il conte Cammillo Negroni poliglotta e gran viaggiatore, appena tornato da un soggiorno londinese, un Cocktail Americano speciale, alla cui ricetta originale veniva aggiunto del Gin.
Il drink ebbe successo e in onore del conte, fu chiamato Negroni. Questo cocktail italiano, famoso in tutto il mondo, si è poi arricchito di numerose varianti tutte presenti nella carta del Caffè Giacosa:

Negroni Old Style – gin, campari, martini rosso, soda.
Negroni Sbagliato – prosecco, campari, martini rosso.
Negroni – gin, campari, martini rosso.
Negrosky – vodka, campari, martini rosso.
Negrunge (variazione sul tema, originale del Caffè Giacosa) – gin, campari, martini bianco, mandarinetto, angostura.

Riccardo Banducci di Livorno


Barman AIBES dal 2002

Già responsabile dei Bar del Teatro Comunale di Firenze, da dieci anni è Barman del Caffè Giacosa e attuale responsabile del Caffè Giacosa a Palazzo Strozzi.

Ricetta originale del Cocktail Negroni


In un tumbler basso,  con 5-6 cubetti di ghiaccio aggiungere:

1/3   Gordon Gin
1/3  Vermouth rosso
1/3 Bitter Campari

Mescolare delicatamente e guarnire con una fettina d’arancia (il bicchiere deve essere perfettamente ghiacciato prima di versarvi gli ingredienti).

mercoledì 19 settembre 2012

Aperitivo al museo - FIRENZE


La Galleria degli Uffizi e Il Museo Nazionale del Bargello


L’appuntamento con aperitivo ha conquistato anche i musei fiorentini e sino al 6 ottobre  La Galleria degli Uffizi e il Museo Nazionale del Bargello invitano a visitare le mostre con questa nuova formula.   
Alla Galleria degli Uffizi ogni giovedì, dalle 19.30 alle 21.30  vi aspetta l’“Aperitivo ad Arte” compreso nel programma di visite alle Sale Blu, le otto nuove sale dei pittori stranieri del Cinquecento, primo segmento espositivo dei “Nuovi Uffizi” inaugurato lo scorso dicembre.
L’aperitivo, una scelta di prosecco, vino bianco e cocktail tra i quali  mojito, e americano e un piccolo buffet viene allestito sulla terrazza della Galleria, sopra la Loggia dei Lanzi, la stessa che tra il XVI e il XVIII secolo ospitava i Granduchi di casa Medici, e benché nel frattempo molte cose siano cambiate, potrete godere della splendida vista sulla città sotto il cielo stellato, in questo scorcio di fine estate.
Si consiglia di prenotare infatti le visite alle nuove sale sono previste con accompagnamento del personale del Polo Museale fiorentino, per gruppi di 25 persone, con partenza ogni mezz’ora. L'ingresso, al prezzo di 10 euro, avverrà dall’accesso alla nuova scala, nel braccio di Ponente degli Uffizi, dietro la Loggia dei Lanzi. 
La prenotazione può essere effettuata al numero 055-294883 da telefono fisso, oppure al 199.104245 da telefono mobile. 

Al Museo Nazionale del Bargello l’iniziativa di “Aperitivo ad Arte” si svolge sino al 9 ottobre, ogni martedì dalle 19 alle 21.30.
La visita del Museo comprende la Sala Michelangelo e del Rinascimento Fiorentino, che ospita numerose opere di grandi artisti come Giambologna, Cellini, Ammannati e Bandinelli, e la Sala Donatello, e poi tutti nel magnifico cortile dove viene allestito un piccolo buffet e una scelta di prosecco e cocktail, tra i favoriti del barman ci sono mojito e americano.  
Il costo del biglietto, che comprende un aperitivo, è di 12 euro. È consigliata la prenotazione chiamando il numero 055 294883.

giovedì 13 settembre 2012

Aperitivo al museo - VENEZIA


Peggy Guggenheim Collection   

Ultimo appuntamento con “Aperitivo a regola d’arte” domenica 16 settembre alle ore 12,  sulla terrazza Marino Marini del Museo Guggenheim sul Canal Grande, dove il barman veneziano Piero Ballarin servirà l’aperitivo offerto da Aperol, lo Sprtz, ai visitatori della Collezione. Un modo per salutare l’estate e visitare la doppia mostra che la Collezione Peggy Guggenheim ha dedicato a due grandi avanguardie artistiche del XX secolo: Cubo-Futurismo e Surrealismo, con le opere del francese Jean Metzinger e dell’americano Charles Seliger che chiuderanno proprio il 16.

 Il 29 settembre s’inaugura invece la grande mostra antologica dedicata a Giuseppe Capogrossi, uno dei padri dell’avanguardia artistica del secondo dopoguerra, oltre settanta opere, partendo dai capolavori figurativi degli anni ’30 per arrivare ai grandi formati astratti degli anni ’60.

Museo Peggy Guggenheim Palazzo Venier dei Leoni – Dorsoduro 701  

Aperol Spritz


In un tumbler basso ghiacciato:

3-4 cubetti di ghiaccio,
1/ 2  fettina d’arancia
3 parti di prosecco
1 spruzzo di seltz o soda
2 parti di Aperol (circa 4cl)

E’ importante seguire l’esatta sequenza degli ingredienti così come li abbiamo elencati, e aggiunger l’Aperol per ultimo, con movimento circolare in modo da evitare che si depositi sul fondo e ottenere bel colore uniforme. 

martedì 11 settembre 2012

69 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica


BAR LEONE D’ORO e DISARONNO

Il “day after” alla Mostra del Cinema di Venezia è spesso una calda e sfolgorante giornata d’estate, proprio come quest’anno, e mentre l’atmosfera marina e balneare riprende il sopravvento, i critici, gli appassionati ed i protagonisti dell’ultimo atto del Festival si aggirano per il Lido con gli occhiali scuri, sonno e bagagli al seguito, pronti per imbarcarsi alla volta del proprio paese e il solito tra, tran. C’è giusto il tempo per un caffè e una brioche al Bar del Leone D’Oro, vera “zona cesarini” del festival, sorta di avamposto che domina il lungo tappeto rosso sul quale, sino a ieri sera, hanno sfilato le celebrità dirette alla Sala Grande e che oggi è un po’ pestucchiato e deserto. La gradinata davanti al Bar, adesso è vuota, ieri sera invece era stata presa d’assalto, tanto da sembrare un trampolino proteso verso i riflettori, brulicante di curiosi e di giornalisti che occhieggiavano gl’invitati alla serata sperando di verificare i pronostici prima dell’annuncio della Premiazione. “Pietà” di Kim Ki-duk , e poi “The Master” di Paul Thomas Anderson, “Bella Addormentata” ha sussurrato qualcuno nel buio, “No, no Ciprì di sicuro” . E “Après Mai?” “Olivier Assayas è bravo, ma in questo film  non è riuscito a prendere le distanze dal soggetto ”. Di colpo in quel rincorrersi di voci si è avuto l’impressione che il Festival si risolvesse in una manciata di film, che le tante ore passate al buio, in proiezioni, fossero scivolate via come la pioggia e i temporali di qualche giorno fa.
Quanti ne vedremo dei film della Mostra al cinema nelle nostre città? Quanto sarà apprezzato il palmares dal pubblico normale? Ma in fondo al cinema, non siamo tutti  “pubblico normale”? Al festival del cinema di Roma il premio del pubblico ha sempre coinciso con quello della giuria paludata. Non si parla di quel Festival lì, a Venezia. Zitto e non dire Müller!!! 
Voci e chiacchiere sentite ad una delle feste del dopo premiazione, quella più democratica, al DISARONNO, sorta di transatlantico bianco di fronte al Casinò e al Palazzo del Cinema, sulla spiaggia, che tutta la settimana ha ospitato i divi, le interviste, gli affamati ed assetati del festival e che ieri sera, con la musica e le acrobazie del Barman Mirko Scorteccia, che si esibiva nei cocktail e nella preparazione del “Venice Julep”, il suo long drink preferito, ha salutato i suoi “habitué” della 69 Edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

lunedì 10 settembre 2012

Venezia Julep


Long drink

In un tumbler alto pestare succo di lime e zucchero poi aggiungere scaglie di zenzero e pezzetti di frutta fresca a piacere. Riempire con ghiaccio tritato, 1 ounce ½ di Rum chiaro e finire con Red Bull.


Mirko Scorteccia

Barman AIBES dal ’95. E’ un barman acrobatico, seguace di “flair art” e non perde occasione per esibirsi, sia nel “Hy”, il suo locale di Terni; sia in televisione dove ha partecipato al “Born to mix” di MTV che l’ha coronato tra i migliori 10 barman d’Italia. Nel suo curriculum l’Hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo e il Billionaire di Porto Cervo.

Il drink preferfeto e' Venezia Julep.

venerdì 7 settembre 2012

69 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

GRAND HOTEL EXCELSIOR - BLUE BAR



“….ya, ya, forty seven millions, yes dollars, of course. That to begin with. Sure.” “Yes, I immediately called you. I thought you would be interested in …….” Parla nel cellulare, con voce bassa, ma sembra un ruggito, forse a causa del sigaro che continua a stringere tra i denti, mentre una ragazza asiatica, che ha tutta l’aria di essere la sua assistente, seria e impettita, prende appunti su un bloc-notes. Siamo al Blue Bar, dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, il luogo prediletto dai produttori cinematografici, che durante il Festival del Cinema, nella penombra ovattata, dove lo scintillio del mare arriva sotto forma di morbidi riflessi blu solo nelle giornate sfolgoranti, s’incontrano, concludono affari o, installati nelle comode poltroncine di cuoio, come quello che abbiamo sentito noi, telefonano a Hollywood, a New York, a New Delhi e Filippine, ovunque un possibile finanziatore sia in attesa di un progetto, di un invito, di un investimento. Li vedi all’inizio fare cerchio intorno a limonate e acqua minerale, come una squadra di baseball che prepara la sua strategia: i produttori italiani scelgono il tavolino nell’angolo più appartato, bisbigliano, si guardano intorno timorosi di “orecchie indiscrete”; gli altri sono un filo più rumorosi (forse perché hanno più soldi? Chissà, nel cinema è sempre difficile capirlo). L’altro giorno un gruppo di executive asiatici si è riunito per ore, tra foto e scartoffie, occupando un intero angolo del Blue Bar sotto la luce fioca di una abat-jour e poi di colpo, sparite coca cola e noccioline, con un giro di cocktail Bellini, un centinaio d’inchini e qualche sorriso, hanno chiuso l’incontro e forse aperto il set di un paio di “disaster movie” che vedremo nel 2016. 

Oltre i velluti e la moquette azzurra, sulla terrazza del bar, attorno ai tavolini che dominano la spiaggia e il mare, stazionano, s’incontrano, chiacchierano, si controllano a vicenda: distributori cinematografici, produttori, attori in attesa d’interviste, addetti stampa pronti ad accalappiarsi il giornalista di grido e a dribblare tutti gli altri, che ricercheranno dopo, con calma, in caso di bisogno. Kristin Scott Thomas si è affacciata per un po’; Salma Hayek ci rimasta il tempo di salutare Frieda Pinto; Paolo Villaggio ci sta le mattinate intere; abbiamo visto il ciuffo rosso di Redford emergere da un groviglio di fan, body guard e assistenti, mentre Davide Riondino, Marco Bellocchio, Brian De Palma sorridono sotto i lampi dei fotografi, e torme di bambini veneziani chiedono autografi a casaccio, oppure rincorrono le starlett televisive. 


Foto di Alessandro Pilastrini
Camerieri silenziosi e perfetti distribuiscono caffè, cappuccini, brioche, spiedini di club sandwich con patatine, caipirinha, cuba libre, Bellini, champagne, margarita, cocktail Martini, sino a sera. Il tramonto si allunga sul mare, gli attori si mettono in ghingheri, i truccatori dell’Oreal, a disposizione di divi e divine del cinema, se ne vanno e le “delegazioni”, ossia i gli attori, i registi, i produttori dei vari film escono dall’Excelsior per i “duecento metri di panico” che li separano dal Palazzo del Cinema, dalla Sala Grande del Festival dove viene proiettato il loro film. Entrare tra i gridolini di entusiasmo della folla e uscire tra gli applausi, è il sogno di tutti. Non tutti però ci riescono e spesso comunque vada, li ritroviamo seduti al Blue Bar, sul tardi per chiacchierare attorno a un drink, bisbigliando al simpatico e quasi leggendario, Tony Micelotta, “the duke” of Martini cocktail, le loro ansie e i loro segreti. 





Tony Micelotta

Tony Micelotta di Bologna 
Foto di Alessandro Pilastrini

Capo barman del Blue Bar Hotel Excelsior Lido di Venezia, “virtuoso” del cocktail Martini che conta nel proprio curriculum molti famosi templi del cocktail come il Savoy di Londra, il Winnie’s Bar del Grand Hotel Gardone Riviera e il Bar del Dukes Hotel in St.James’s Place a Londra. Il suo Cocktail Martini, è stato votato dai lettori del Times,  il migliore della città. 
Autore del libro  “Martini…my destiny”, un destino chiamato Martini La Compagnia della Stampa-Massetti Rodella Editori. (2007)     

il Martini di Tony Micelotta - Il “duca del Martini” -

Foto di Alessandro Pilastrini 
In una coppetta da cocktail ben ghiacciata, appena tolta dal freezer:
spruzzare due gocce di Vermouth secco extra Dry con un atomizzatore; 
riempire con il gin, (o con la vodka) ghiacciato;
Foto di Alessandro Pilastrini 
con una scorzetta di limone non trattato, (preferibilmente di Sorrento), spruzzare la superficie del drink, poi passarla appena, appena sul bordo della coppetta e lasciarla cadere con grazia nel bicchiere.   

mercoledì 5 settembre 2012

69 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica


LANCIA CAFFE'

Sei un fan di Takeshi Kitano o di Kim Ki-duk? Trovi il film di Terrence Malick “To The Wonder” la verità estrema sull’amore, o la noia estrema? Un film sbagliato, o solo un film che ci coglie in un momento in cui non si ama nessuno, né si è amati, e ci si perde nell’oblio, e qualsiasi definizione, o riflessione romantica che ci sorprenda in questo stato d’animo è solo irritante? E’ giusto fare un film come “The Master” di Paul Thomas Anderson e portarlo ad un festival internazionale e per poi scegliere di fare una conferenza stampa quasi farsesca? Joaquin Phoenix che guarda i giornalisti con occhi di fuoco, bofonchia e poi sparisce e Philip Seymour Hoffman vestito da “oggi spianto i cavoli nell’orto e ci metto i pomodori, oppure vado a pesca?” Che sproloquia. Anderson, il regista, parla poco e per lo più con una mano davanti alla bocca così che, anche col microfono, la voce si sente poco e male. Il film parlava di Scientology? Forse, ma non si è capita la risposta. “La Pietà” di Kim Ki-duck? Un geniale film splatter. Ma sei sicuro? Bé per quello che ho potuto vedere sì, il mio vicino me lo ha confermato. Sai qualcosa l’ho perso, non tenevo gli occhi aperti. “L’intervallo” di Leonardo Di Costanzo: “bellissimo”, “carino”, “interessante”, “diverso”, “scolastico”, “compiuto”, un altro modo per raccontare Napoli.
La frase più pregnante di questi giorni è di Takeshi Kitano che alla conferenza stampa del suo  “Outrage Beyond”, una storia di yakuza del quale ha già pronto il sequel, a chi gli chiedeva se avrebbe usato il 3D ha risposto : “Il 3D è perfetto per i film erotici e quelli pornografici. Per tutto il resto non serve a niente.”
Ci siamo divertiti a fare un collage di opinioni, idee, impressioni, dei film per ora più attesi e dibattuti, il tutto raccolto tra mille discorsi e chiacchiere, nei migliori locali del Festival di Venezia,  ossia i Bar. Adesso ci portiamo anche voi e cominciamo addirittura da quello più esclusivo: il Lancia Caffè. Che cos’è? E’ un Bar-Caffè-Night-cinematografico sponsorizzato dalla Lancia guardato a vista da due bodyguard che gentilmente regolano il flusso, della serie: sei conosciuto? Ma sei sulla lista? Allora …fuori. Oppure c’mon! Il look esterno è quello di una sorta di astronave aliena, che durante il Festival del Cinema di Venezia, ormai da qualche anno si posa sulla terrazza dell’Excelsior, ma dentro, tra divanetti e piscina, fa tanto Caraibi, con il bianco della terrazza e poi la visione della spiaggia e dei capanni (cabine in veneziano), che sembrano bungalow dei mari del sud e il mare così pulito e verde… sulla linea dell’orizzonte. 
Ebbene lì c’è un bar fornitissimo (e sponsorizzatissimo) che offre mille prelibatezze alcoliche e non, dolci e salate e che ospita attori, registi, giornalisti, produttori e spesso anche noi che andiamo lì a fare interviste, piccole conferenze stampa, piccoli spuntini (quando ci riesce) e assaggi di dolci, cioccolatini o dolcetti Gobino e a fine giornata, un drink . Il Barman Davide Savoia ci ha raccontato la ricetta del suo preferito di quest’anno il “Pink Carpet”.